Consiglio Superiore Lavori Pubblici
La Storia
Le origini e l’evoluzione del Consiglio Superiore dei lavori pubblici. L’origine del Consiglio superiore dei lavori pubblici va ricercata nella legislazione della Repubblica francese, nella quale, fin dal dicembre 1790, l’Assemblea costituente, con decreto, costituì un’ Assemblea di ponti e strade che, con decreto successivo del 25 agosto 1804, denominò Conseil général des ponts et chaussées.. L’esempio fu seguito in Italia qualche anno dopo: il Regno di Napoli, con decreto 18 agosto 1807, creò un Consiglio permanente dei lavori pubblici , che poi mutò la denominazione in Consiglio di ingegneri di acque e strade , benché la competenza fosse più estesa. Successivamente, furono istituite anche in altri Stati italiani minori Assemblee che provvedevano alla trattazione di affari di maggior rilievo: nel Lombardo Veneto venne costituita una Direzione Generale dei Lavori Pubblici , composta da ispettori, che deliberavano collegialmente sui progetti dei vari rami speciali dei lavori pubblici; nel Granducato di Toscana nel 1986 fu istituito un Consiglio di ingegneri che nel 1849 assunse la denominazione di Consiglio d’arte. Tralasciando gli Stati Italiani minori e riferendoci al Regno Sabaudo, i cui ordinamenti furono poi via via estesi al Regno d’Italia, subito dopo la Restaurazione, con regie patenti del 14 marzo1816 fu istituito un Consiglio di ponti, acque, strade e selve , che doveva riunirsi una volta ogni anno per esaminare il piano dei lavori da eseguire durante l’anno; con determinazione reale del 3 maggio successivo, fu attribuito un assetto organico all’ Intendenza generale di ponti, strade, acque e selve , con l’istituzione di un Congresso permanente , più compiutamente disciplinato con regie patenti del 1825, con compiti consultivi sui progetti di opere pubbliche, presieduto dal direttore generale del genio civile e composto da ispettori. Costituito con regie lettere patenti del 7 dicembre 1847 il Ministero dei lavori pubblici, Agricoltura e Commercio (da cui derivò poi il Ministero dei lavori pubblici, per effetto del R.D. 28 agosto 1848, n.. 795), il suddetto Congresso passò a far parte del Ministero e la sua presidenza fu affidata al Ministro. Con legge 20 novembre 1859, n.. 3574, nel dare una organica disciplina alla materia delle opere pubbliche, il Congresso fu trasformato in Consiglio Superiore dei lavori pubblici , presieduto dal Ministro e composto dagli ispettori; il Consiglio poteva anche funzionare, per gli affari minori, in due distinte sezioni.. Questa legge venne poi estesa al Regno d’Italia a mano a mano che questo si veniva formando. Con R.. 6 giugno 1863 si stabilì che il Consiglio Superiore, presieduto sempre dal Ministro, a seconda della natura ed importanza degli affari, dovesse deliberare collettivamente (in tal caso era denominato Consiglio Generale) o per Sezioni.. Successivamente, altre leggi si interessarono del Consiglio Superiore dei lavori pubblici, senza alterarne sostanzialmente la struttura che mantenne il carattere di organismo precipuamente tecnico.. Una radicale trasformazione si ebbe per effetto del R.D. 31 dicembre 1922, n.° 1809 che attribuì al Consiglio poteri decisionali oltre che consultivi e non soltanto dal punto di vista tecnico ma anche sotto il profilo giuridico-amministrativo. Tuttavia a causa degli inconvenienti che tale modifica determinò, dopo pochi anni, furono ripristinate le competenze precedenti e quindi, con il R.. 28 agosto 1924, n.. 1395, la fisionomia del Consiglio Superiore ritornò ad essere quasi esclusivamente quella di organo tecnico. Si ebbero successivamente altre riforme che, però, riguardarono solo alcuni punti non essenziali, accentuando il carattere tecnico del Consesso e riducendo il numero dei suoi componenti.. Attualmente, la legge che disciplina la composizione del Consiglio Superiore dei lavori pubblici è la legge 18 ottobre 1942, n.. 1460; tale legge ha subito alcune modifiche di non particolare rilievo; è da ricordare in particolare la legge 20 aprile 1952, n.. 524 la quale prevede l’istituzione di 6 Sezioni del Consiglio Superiore nonché la durata biennale della composizione del Consiglio Superiore.. Il ruolo e l’attività del Consiglio Superiore dei lavori pubblici. Nella sua storia ultracentenaria il Consiglio Superiore ha emesso diverse centinaia di migliaia di pareri che hanno spaziato in tutto il vasto campo delle opere pubbliche, seguendo da vicino le vicende della Naziona. Il Consiglio ha anche contribuito con una concreta azione di studio, di consulenza e di normazione, alle risoluzioni di problemi di grande rilevanza tecnica, introducendo innovazioni anche pionieristiche nei vari settori delle costruzioni. Nel primo periodo, che inizia dal 1860 e che durò qualche decennio, il Consiglio Superiore ebbe un importante ruolo di consulenza all’attività del Ministero dei Lavori Pubblici, quale artefice dei grandi lavori per l’Unità nazionale. Allora, l’attenzione fu rivolta a costruire le sedi di tutta la complessa amministrazione del nuovo Stato e, inoltre, alla risoluzione dei primi delicati problemi connessi con l’unificazione territoriale; problemi che riguardavano particolarmente al Nord la sistemazione di corsi d’acqua, la bonifica dei territori latistanti i grandi fiumi e la realizzazione di una rete ferroviaria, al Sud la costruzione di strade ordinarie e ferrate, di acquedotti, fognature, consolidamenti o trasferimenti di abitati, sistemazioni idraulico-forestali, etc.. In questo periodo il primo grande edificio pubblico sottoposto all’esame del Consiglio Superiore fu quello destinato al Ministero delle Finanze e alla Corte dei Conti, che rappresenta il primo grande complesso destinato ad uffici pubblici costruito dallo Stato dopo il compimento dell’Unità d’Italia. Furono inoltre sottoposti all’esame e parere del Consiglio Superiore i progetti di sistemazione del Ministero della Guerra, ora Difesa, del Policlinico di Roma, il Palazzo di Giustizia di Roma, il nuovo Palazzo per la Camera dei Deputati, la sede del Ministero dell’Agricoltura Industria, il Politecnico di Torino, la Facoltà di Economia e Commercio dell’Università di Bologna, le Cliniche universitarie di Roma, la Biblioteca Nazionale di Roma e quella di Torino, diverse sedi di Tribunali, tra i quali quelli di Roma (Piazzale Clodio), Napoli, Bari, attraverso concorsi di progettazione banditi su parere del Consiglio Superiore. Oltre a ciò, il decennio 1950-1960 si caratterizza anche per l’avvio di ingenti programmi di realizzazione di opere a totale carico dello Stato o sovvenzionate, soprattutto nel settore abitativo (I.A.C.P. , INCIS, INA Casa, Cooperative), con la costruzione di centinaia di migliaia di alloggi e la creazione dei cosiddetti quartieri coordinati di edilizia popolare, realizzati in 28 città italiane in base a criteri ed indirizzi espressi anche dal Consiglio Superiore. Dal 1953 in poi, anche i progetti di edilizia scolastica ed universitaria e delle opere igieniche di competenza degli Enti locali sono stati sottoposti al parere del Consiglio Superiore, che nel 1952 ha portato da 5 a 6 il numero delle Sezioni e ha svolto altresì in modo sistematico, fino al decentramento delle competenze amministrative, l’attività di controllo sulla pianificazione territoriale: alla fine degli anni ’50 su 315 Comuni obbligati alla predisposizione di un Piano Regolatore generale, 156 di essi hanno presentato al Consiglio il proprio P.R.G.; tra i principali vanno ricordati Torino, Genova, Bari, Bologna, Padova, Verona, ecc.. Per alcuni di questi Piani Regolatori le istruttorie vengono svolte di intesa con le Soprintendenze, come nei casi di Siena, Lucca, Brescia, Pavia, Pisa, Forlì, Viterbo, Perugia; in tali occasioni vengono elaborati principi-guida di notevole interesse per la salvaguardia ed il riassetto urbanistico di centri abitati di importanza storico-artistica o paesaggistica.. Un cenno a parte merita l’attenzione manifestata dal Consiglio per l’assetto urbanistico di Matera, dalla pianificazione dell’intero territorio materano, al risanamento dei rioni dei Sassi, alla costruzione dei nuovi quartieri popolari.. Per quanto riguarda la pianificazione sovraordinata, vanno segnalati in particolare il Piano intercomunale di Milano, con la formazione di un comprensorio esteso a 36 Comuni (1959); il Piano intercomunale di Torino, che oltre a questa città comprendeva 23 Comuni (1954) ed il Piano intercomunale di Roma (1958), esteso a 40 Comuni oltre la Capitale.. Anche in tali pareri, il Consiglio ha elaborato dei principi-guida ad integrazione delle disposizioni di legge, sottolineando ad esempio la necessità che i Piani concentrino lo studio soprattutto sui fattori di intercomunalità, lasciando maggior libertà ai singoli Comuni nelle previsioni che interessano gli elementi non direttamente collegati con tali fattori. Negli anni ’60 l’azione di controllo ma anche di guida ed indirizzo del Consiglio Superiore si esplica in particolare nei settori delle opere idrauliche, di bonifica e di sistemazione dei bacini fluviali (bacino del Po, dell’Arno, del Reno, ecc.) e nel settore delle opere marittime, con interventi di ampliamento ed ammodernamento rilevanti delle strutture nei Porti di Genova, Livorno, Napoli, Venezia, Ravenna, Trieste, Palermo, Catania, Cagliari, Porto Torres, Civitavecchia ed altri minori. Nel campo dell’edilizia e delle infrastrutture l’attività del Consiglionegli anni ’60 si caratterizza in particolare per l’esame di grandi opere, tra le quali a Roma l’aeroporto di Fiumicino, lo Stadio olimpico, il Palazzo dello Sport, il Ponte sul Tevere a Tor di Quinto, il viadotto di Corso Francia, la tangenziale, interventi che contribuiscono a conferire alla città un’immagine di moderna capitale europea. Gli anni ’70 sono caratterizzati da una progressiva perdita di competenze nel settore dell’urbanistica e di alcune tipologie di opere, come l’edilizia abitativa e quella scolastica. Rimane invece costante, ovvero si rafforza, l’attività del Consiglio Superiore nel campo delle opere pubbliche, delle infrastrutture, delle opere marittime ed idrauliche, della sicurezza delle costruzioni, settore quest’ultimo in cui vengono emanate norme fondamentali quali la legge n.. 1086 del 1971 e la legge n.. 64 del 1974.. Dalla grande spinta propulsiva degli anni della ricostruzione e del boom economico, nei quali nel Paese è prevalente l’esigenza di soddisfare il bisogno primario dell’abitazione e delle infrastrutture, con un’attenzione prevalente alla quantità rispetto alla qualità delle opere prodotte, negli anni ’70 emerge in modo evidente una domanda diffusa di qualità dell’abitare, di sicurezza delle costruzioni, di standard urbanistici adeguati per tutti i cittadini: è del 1968 il decreto del Ministero dei Lavori Pubblici n.° 1444 che, anche su impulso del Consiglio Superiore, stabilisce per la prima volta l’obbligo di dotare i quartieri di attrezzature scolastiche culturali, sanitarie, sociali in rapporto al numero degli abitanti.. Da quegli anni inizia a diffondersi anche un rinnovato interesse per il patrimonio storico-architettonico e per gli episodi anche minori di edilizia storica. Al Consiglio Superiore in questo periodo una particolare attenzione viene rivolta alle problematiche della statica e del restauro della Torre di Pisa, di cui, a seguito di un parere del Consiglio, viene decretata la chiusura e l’avvio della opera di consolidamento; l’intervento si conclude alla fine degli anni ’90 e costituisce un modello esemplare in campo internazionale.. La fine del ‘900 è caratterizzata per il Consiglio Superiore dell’attività di esame di alcuni progetti di particolare significato sotto il profilo sia funzionale che semantico, che possono rappresentare emblematicamente il passaggio tra il vecchio ed il nuovo secolo: il Ponte sullo Stretto di Messina, il MOSE a Venezia, la Variante di valico dell Autostrada del Sole, ma anche, a scala urbana, l’Auditorium ed il Museo del XXI Secolo in via Guido Reni a Roma, l’Istituto Italiano di Cultura di Tokyo, il Palahockey per i Giochi Olimpici Invernali di Torino del 2006.